giovedì 4 giugno 2009
immagina
ma che ne sapete voi di come ci si sente! beh, probabilmente non ci avete mai pensato ed è anche per questo che lo ignorate: non potrete certo averne esperienza, questo sarebbe proprio impossibile, ma per un attimo potreste forse immaginarlo.
ce ne stiamo tutti qua, a decine, tutti ammassati, con le nostre capocchie tutte vermiglie che si urtano in continuazione, chiusi in una scatola, uno sopra l'altro, uno affianco all'altro, senza nessuna identità se non la nostra consapevolezza. non è tanto la costrizione che ci attanaglia, ma questa sensazione statica eppur in perenne bilico, ferma eppur impermanente: è un conflitto non facile da sopportare. eh sì, perchè quando arriva quell'attimo, mica lo si sa. e dopo niente sarà come prima: alcuni se ne stanno per anni magari chiusi in un cassetto, dimenticati, poi arriva un umano, di quelli piccoli e buffi, e in pochi minuti, per gioco, ci accende tutti guardandoci estasiato. altre volte invece veniamo bruciati con maniacale cadenza, giorno per giorno, per tre o quattro volte al giorno, sempre più o meno alla stessa ora. uno - ma chi? - viene scelto e arso nel proprio fuoco. forse è peggio quando ci prendono di tanto in tanto. magari passano mesi e mesi in cui tutto è placido, tranquillo, quasi ci si rilassa e poi... per qualche giorno, a volte un giorno solo, qualcuno viene prelevato dalla scatola e poi di nuovo per mesi e anni non succede niente. è una strana sensazione, un po' come aspettare l'arrivo dei Tartari, che in fondo potrebbero anche non arrivare mai, ma il cui pericolo è sempre imminente...
ma quando è il proprio turno, signori miei, tutto acquista un senso. non so neanche bene spiegarlo, non è per niente gradevole in fondo, ma si capisce che deve succedere. ci schiacciano la testa fino a disintegrarla sulla scatola, si avverte il fosforo sbriciolarsi in mille frammenti sotto la pressione, le venature legnose si flettono, uno sente i propri brandelli brillare e poi incendiare tutto l'ossigeno attorno. ti manca il fiato - sì va bene, anche per il calore, ma soprattutto per la bellezza di tutto ciò -. per un attimo vi è un'esplosione di energia che cresce in tutte le direzioni rompendo e trasformando le molecole in un bagliore che rappresenta il significato stesso, tutto il proprio essere è lì, in quel momento irripetibile, a fiammeggiare vispo e violento.
ma un attimo dopo i fasti pirotecnici sono già finiti, tutto si è svolto, si rimane lì a bruciare cheti cheti fino a quando non ci avvicinano, quando accade, ad un altro essere, spesso anche lui infiammabile. è una sensazione diversa, meno roboante, di contatto, di condivisione e unione, amorevole, generosa. si porta il fuoco che a sua volta incendierà l'altro. che sia il gas, un pezzo di carta o una sigaretta poco importa. si passa un pezzo di sè, si regala in fondo il fine della propria esistenza, prima di consumarsi irrimediabilmente e spegnersi... si avverte la coscienza della fine di questo sè ma anche del suo proseguire e rinnovarsi in un'altra forma, che adempierà a sua volta alla sua esistenza e poi alla sua fine, in una danza infinita.
no, nessuna tristezza, ma a volte sogno di essere un placido cero, alto e duraturo, che ha la sua forza nella fiamma continua, forse senz'apici, senza momenti così emozionanti, ma che continua a illuminare e ardere per un tempo che a me, che vivo in un istante, sembre infinito.
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