giovedì 20 maggio 2010

microfono


mi avete fatto fare una figura di merda... come scusi? sì, il microfono che mi avete dato l'altro giorno non funziona... mmm... strano, lo avevamo provato... le dico che non si sentiva niente, davanti a tutti! va bene va bene dia qua che lo proviamo AH AH PROVA PROVA [si sente benissimo] scusi ma funziona, sente? l'altra sera non ha funzionato ma scusi dove ha inserito il cavo? nel microfono! ho preso il cavo che mi ha dato e l'ho inserito nel microfono ok, ma l'altro capo del cavo, dove l'ha inserito? ... dove? gliel'ho detto, nel microfono ok, da un lato ha collegato il microfono, ma poi dove ha inserito l'altro connettore? intendo: l'ha inserito in un mixer, direttamente in una cassa... è sicuro che fosse un ingresso microfonico? magari è per quello che non funzionava... ... dove l'ha inserito? da nessuna parte, lei mica mi aveva detto che bisognava usare delle casse

ecco, mi immagino il mio collega (R.ino) che a sua volta si immagina questo ometto davanti ad amici e parenti con in mano un microfono con il cavo penzolante per terra che cristona perchè non si sente niente.

martedì 18 maggio 2010

solidità


la solidità è sempre stato un mio chiodo fisso, fin da bambino. osservavo un oggetto e mi balzavano in testa mille domande sulla sua natura, su com'era fatto e su come funzionava. se potevo lo smontavo. ma arrivato all'impossibilità di dividere ulteriormente le sue parti immaginavo di immergermi nella sua materia e di comprenderne la natura intrinseca. perchè quando ero bambino interpretavo gli oggetti come se avessero un'esistenza loro, inerente.

volevo sapere da cosa erano fatte le cose

crescendo poi ho appreso qualcosina in più. ho studiato l'atomo con i disegnini prima e con le funzioni di distribuzione dopo. ho quindi scoperto che ogni oggetto che a me sembra solido, compatto, è in realtà sostanzialmente vuoto, come una galassia in cui fra i vari corpi celesti intercorrono distanze milioni di volte più grandi delle dimensioni dei singoli pianeti. poi ho imparato che l'atomo non esiste. che l'elettrone non è una cosa, ma un fenomeno. è composto da altri eventi che in media creano quello che noi chiamiamo elettrone (o protone o neutrone). e che qualsiasi di queste particelle subatomiche (i vari tipi di leptoni e adroni) è nuovamente composta da milioni di iterazioni con altre particelle ancora più piccole che si scompongono e ricompongono in continuazione.

le cose non sono fatte da cose, non esistono in quanto tali ma sono fenomeni in continuo divenire

ecco che l'immagine di solidità degli oggetti come se fossero composti da milioni di mattoncini svanisce per lasciare spazio ad un'elegante danza di energia, in cui tutto è in continuo e armonioso mutamento.

ma ciò che ancor più mi interessa oggi è che questa bizzarra caratteristica della materia è speculare in tutto ciò che viviamo. le sofferenze, le relazioni, gli amori o i problemi sociali ed economici ci appaioni solidi e indipendenti da noi, ma non lo sono. sono interdipendenti e vuoti di esistenza inerente, direbbe qualcuno. beh, in effetti quella che a me è sembrata un'incredibile evoluzione della comprensione della vita è stato invece intuito e insegnato giusto qualche migliaio di anni fa. ma che cazzo ci fanno studiare a scuola????

giovedì 6 maggio 2010

giorgio






frutta


quando ho la possibilità di viaggiare adoro assaggiare nuovi cibi e in particolare nuovi frutti. è un'esperienza totalmente nuova, prima inimmaginabile, è quasi un rito: osservarlo, annusarlo, indovinare cosa nasconde sotto l'apparenza esterna, provare a fantasticare sulla consistenza, sul nuovo sapore inesplorato che mi accingo a degustare.

a voltre trovi frutti brutti, corrazzati che emanano odori acri ma che poi al loro interno rivelano soffici ripieni cotonati con al centro una polpa dolce e gustosa. altri, coloratissimi e ammiccanti, una volta aperti ti inondano con un odore marcio, organico, tropicale.

viscidi, acidi, mielosi, duri, morbidi, colorati, opachi, pelosi, invitanti...ne esistono infinite varietà, esistono infinite possibilità

ecco, quando ti ritrovi fra le mani un frutto nuovo, mai visto, l'attimo in cui lo si apre, quasi un po' timidi, cercando di arrivare alla polpa senza rovinarla, arrabattandosi in qualche modo per togliere la buccia, anche se a volte è dura, attaccata, caparbia... e poi lo si assaggia per finalmente farsi coinvolgere dal suo gusto, ecco, quello è un momento che mi fa sentire vivo

martedì 4 maggio 2010

mirtill


che dire, buona lettura...