mercoledì 3 marzo 2010

vuoto


a volte mi manca. sì, mi manca l'adrenalina e la rabbia che inondavano le gradinate, mi manca l'irrazionalità isterica di quei momenti. i nervi tesi, le mascelle digrignate, il cervello tirato, in piedi o aggrappato a una ringhiera, senza quasi guardare la partita, mentre senti che dalle viscere ti pervade una sensazione ben conosciuta ma difficile da spiegare, che arriva ad un apice che solo a volte trova libero sfogo. e così è anche per chi hai attorno. persone con cui condividi decine di migliaia di chilometri, con cui porti uno striscione ben identificato, con cui ti trovi nelle situazioni più assurde oltre al paradosso, con cui attraversi avventure oltre ogni limite d'immaginazione del benpensante di turno, in un rovesciamento di regole, di rapporti di forza, di valori: un senso di libertà diverso da tutti gli altri, di cui non m'importava tanto se fosse giusto o sbagliato ma che vivevo fino in fondo. mi manca il boato, l'onda di migliaia di persone che esplodono ora in estasi ora in ira. mi manca l'odore delle torce e dei fumogeni, il rimbombo delle bombe carta che rompono il silenzio e striminziscono lo stomaco: c'erano bandiere enormi che sventolavano nel gelo o nel cielo limpido, c'erano tamburi rattoppati e voci che accendevano megafoni cacofonici.

mi manca il senso di attesa e di continua tensione e di attenzione al probabile precipitare degli eventi e le arroganze degli sbirri e le intemperanze degli sbandati e le minacce della digos e le botte e i vetri in frantumi e il bruciare acre dei lacrimogeni nei polmoni e le sciarpe e le aste e le cinghie e gli striscioni che facevi la sera in settimana fumando una canna e bevendo una birra e che poi facevi entrare scappando di corsa dalla polizia che ti inseguiva sù lungo il prato...

mi manca quel sentirsi diversi, contro, disprezzati. alla faccia dei ragazzi di buona famiglia, dei tipi e tipe in tiro seduti nei tavoli dei locali alla moda con ingresso in lista, alla faccia dei politici corrotti, dei commentatori televisivi indignati e ipocriti, alla faccia dei Galliani di turno, del sistema mediatico, delle piccole sicurezze pidocchiose delle persone comuni. alla faccia delle loro paure.

o forse no, non è vero. non mi manca tutto questo. ma quel mondo riempiva un vuoto, un vuoto smisurato che mi dilaniava lo stomaco quando ogni mattina mi alzavo dal letto. e quei momenti mi facevano sentire vivo, mi riempivano di qualcosa, o almeno così mi sembrava.

in effetti quel mondo ora non mi manca, la sua nostalgia emerge un poco, di tanto in tanto, quando qualche piccola bolla di quel vuoto rimasta nell'intestino mi sale lungo la gola, come un rutto. che poi, con un piccolo rumorino, per fortuna si disperde...

5 commenti:

  1. A me che del calcio non so nulla e che allo stadio non ci sono mai andata, questo post ha fatto ricordare quella voglia di gridare che da bambina ogni tanto sfogavo quando andavo dai miei nonni e dicevo "Io vado un po' a urlare nei campi". E gridavo a squarciagola, senza vergogna e senza che mi sfiorasse il pensiero che qualcuno avrebbe potuto chiedersi se ero matta.
    ...Libertà che poi uno perde con gli anni...

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  2. sì, in effetti hai colto bene la sensazione... quella libertà però ce l'abbiamo sempre, non riuscirei a reprimere la voglia di urlare. magari sarebbe bello non avere bisogno di farlo

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  3. Figurati,
    Ogni tanto mancano a me, che certe cose non le ho mai vissute ma solo immaginate tramite i racconti tuoi e di qualche libro....!

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  4. guarda aldo, a volte mi piacerebbe proprio che corpo, mente e cuore avessero le stesse pulsioni in modo coordinato. ma non è quasi mai così e a giudicare dalla mail che mi hai mandato ne hai anche tu avuto recente esperienza...

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  5. E' proprio esattamente cosi', e figurati che mi stavo rileggendo Mungo proprio quella settimana in cui ti ho mandato l'email... Per qualche giorno la vita mi e' parsa una roba.. sbagliata!!
    Ma avevo un esame (e ce l'ho ancora), quindi lo studio ha offuscato tutto. Gia', meglio tornare a studiare va'!

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