giovedì 12 novembre 2009

I&L



I. è sulla via di ritorno ormai. i primi raggi di sole, di un sole appena tiepido come capita nelle mattine di novembre, rischiarano San Salvario. l'aria pungente, preludio all'arrivo del freddo secco dell'inverno ormai prossimo, il cielo immerso in un azzurro intenso, puro, vergine, che di lì a poche ore sarà sporcato dal risvegliarsi sonnolento di Torino. le vie del centro, ora vuote, poetiche, sabaude e proletarie insieme, si riempiranno di borghesi agghingati prima e di cafoni chiassosi dopo.

domenica mattina, ore 10, massimo down.

L., compagno della lunga notte, lo lascia davanti al portone di casa.
L. e I. si sono trovati quasi per caso nella vita, il loro incontro è il risultato di quei luoghi di aggregazione estremi ma che annullano le distanze, che capovolgono i valori. perchè la distanza fra loro è apparentemente enorme, è una distanza fatta di scuole, amicizie, macchine, case e soldi. pochi isolati li separano. ma il portone di I., sempre aperto, nasconde un'isola di immigrati clandestini, spacciatori, famiglie brave e difficili, piccoli criminali, tutti in qualche modo rifiutati dal meccanismo sociale che emargina a zone circoscritte i suoi sottoprodotti derivati, relegandoli alle pagine della cronaca locale ma senza preoccuparsi del perchè esistano.
il portone di L., con codice elettronico e portineria, è sul corso davanti al parco e nasconde sì un'altra isola, fatta questa però di lusso, suv e macchine sportive sepolte nei garage, marmi e domotica: architetti, avvocati, industriali. anche loro separati, divisi in qualche modo dal pulsare della vita cittadina. ma sono due muri invisibili e diversi, due luoghi inaccessibili ai più per motivi opposti...

poche ore prima erano giù, ai muri, nel delirio del sabato sera. avevano iniziato la serata a cena. vino, san simone, un paio di cannoni. e qualche botta in bagno. in fondo cercano a modo loro di moderarsi, inseguono un'immagine di redenzione, perchè non vogliono vedere loro stessi come gli altri, quelli che esagerano davvero, che hanno una decina di anni in più ma hanno perso il contatto con la realtà e a cui i denti sono marciti prematuramente.

un'altro giro in bagno? vai...

con qualche tappa qua e là arrivarono giù, lungo il fiume: the beach, pier, jam, puddhu, doctor sax... uno vale l'altro. bottigliette d'acqua adulterate, sacchette aperte per pizzicare quello che basta con l'indice umido di saliva, qualche consumazione raccattata qua e là...

in quei momenti il cervello si riempie di sostanze miracolose, sintetizzate dal proprio corpo stimolato da altre sostanze miracolose. tutto è caldo, coinvolgente, seratoninico, la musica diventa profonda, avvolgente, le luci ammiccano a miraggi di paesaggi mesopotamici lontani, reazioni chimiche dopate attraversano sinapsi eccitate e spavalde, cavalcano percorsi imprevedibili fra neuroni iperattivi. la musica è spinta, con cassa ritmata e morbida, medio e alte frequenze ipnotiche. una sensazione di abbandono mista ad empatia ti pervade, è uno stato estatico. no, per niente mistico, non è l'estasi dell'anima, interiore, quieta in se stessa, ma l'estasi del corpo, spremuto, su di giri, dalla sensorialità amplificata. il tempo passa velocemente, si consuma, la serata e la vita diventano uno stoppino che per bruciare più ardentemente brucia più in fretta. e ci si tira, perchè quella sensazione non deve scendere, deve stare in alto, e si continua per ore e ore, fino al mattino quando proprio non ce la si fa più.
quando arriva il down, di botto, ci si sente svuotati, freddi, inutili, ed è il momento dell'ultima canna prima di andare a dormire e tutto sommato ce ne si frega abbastanza di tutto, anche del down, perchè mica si è scemi, si sa che c'è un prezzo da pagare.

queste serate danno un senso di unione profonda fra I. e L., perchè quando trovi qualcuno che vive come te, che condivide allo stesso tuo modo quei momenti, si crea un legame particolare, inspiegabile dall'esterno. non è solo quello che si fa o ci si fa, ma anche il come e soprattutto con chi. ma non sono solo le serate, è un'intesa che c'è fra di loro, un modo comune di affrontare ciò che sta attorno, con rabbia, senza compromessi. I. e L. sono due ragazzi speciali, per nulla stupidi, per nulla superficiali, anche se a volte fanno finta di non vedere i loro demoni nascosti. capaci di rispettare, capaci di soffrire. forse non capaci di amare, quello forse non ancora. ma mica è facile.

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