venerdì 24 luglio 2009
pomeriggio
tutto era uguale, eppure diverso. camminavo lentamente lungo i viali del parco e osservavo il pomeriggio intorno a me. mai le immagini e i colori erano stati ad una definizione così alta. ogni piccolo particolare, ogni minima variazione di tono, ogni raggio di luce appariva ora poliedrico, ricco e ignoto.
mi sedetti. il prato davanti a me si presentava confuso, caotico, casuale, eppure in qualche modo organizzato, ordinato secondo leggi comportamentali e biologiche a me sconosciute. per la prima volta notavo le infinite varietà di elementi del mondo naturale: gli alberi, le foglie, i ciuffi d'erba, le nuvole... i quadri degli impressionisti non davano descrizioni grossolane come avevo sempre pensato, ma tramite le puntiformi macchie dai colori accesi che turbinano nelle lore tele volevano forse esprimere l'infinita ricchezza degli elementi della natura, mai uguali gli uni agli altri.
potevo soffermarmi per lunghi minuti ad osservare un ramo, avevo l'impressione di immergermi nella sua corteccia che svelava ora paesaggi lussureggianti; e nel ramo stesso erano annidate decine di realtà, decine di microcosmi tanti quanti gli esseri che lo popolavano. per la prima volta mi chiesi cosa fosse il tempo per lui. gli avvenimenti esterni del mondo umano fatto di astrazioni e congetture non avevano alcun significato nel suo contesto: il parco attorno, il trascorrere del tempo e delle stagioni erano vissuti come non avevo mai pensato potessero essere... la mia realtà veniva ora demolita e mi rendevo conto di come avevo sempre vissuto soggettivamente, di come percezioni e valori ritenuti oggettivi, reali, fossero in realtà frutto della mia mente, di come in quel momento il mio io, indiscusso, assodato, affermato, si fosse completamente disgregato. il mio lato astratto, culturale, anche emotivo, era scomparso per lasciare spazio ad una percezione esuberante, a sensazioni primitive celate da sempre sotto gli strati dei miei condizionamenti, per la prima volta sperimentavo una coscienza diversa da quella quotidiana, che è eretta sul passato e proiettata verso il futuro, carica di conoscenze acquisite e volta verso nuove aspettative, per vivere incondizionatamente il momento presente.
una calma non umana ma assolutamente naturale mi aveva pervaso, l'animo era quieto e i movimenti pacati, stanchi, lenti. le azioni che compivo normalmente mi sembravano sforzi inutili, tutto bastava a se stesso. solo la mia mente creava e scomponeva continuamente pensieri e collegamenti. cercavo di tenerla a bada, riuscendo a calmarla soltanto nella contemplazione di ciò che avevo attorno. i cani, gli uccelli e gli altri animali presenti nel giardino si muovevano sinuosi ed eleganti perfettamente a loro agio in quella nuova dimensione. gli uomini apparivano gretti, abbruttiti dal loro egocentrismo, chiusi in loro stessi, apparivano esterni all'ambiente. ecco, proprio così: il mondo naturale era completo, ogni parte era un organo del tutto, l'uomo, benchè fosse l'artefice del parco, era estraneo alla vita stessa, avulso da ogni iterazione perchè interessato solo a interfacciarsi con le sue astrazioni: "divertimento", "coda per le bibite", "passeggiata", "sfoggio di eleganza", "gioco del pallone", "vittoria nel gioco del pallone"... mi sentivo spettatore della danza della Natura, non partecipavo, al massimo osservavo coscientemente, i miei simili li vedevo invece indifferenti, non consapevoli delle possibili alternative.
poco più in là la strada cittadina, ricca di simboli che apparivano ora vuoti di significato. i semafori si mostravano per quello che sono, semplici luci e non messaggi per regolare il traffico. la pubblicità era solo una serie di immagini e scritte che non scatenavano più nessuna pulsione. non esisteva desiderio, non esistevano le idee che quotidianamente diamo per scontate: responsabilità, convenzioni, ambizione, tempo, denaro... il concetto stesso di bello era rivoluzionato: gli oggetti di design o le automobili sportive non erano diverse dagli oggetti comuni o dalle utilitarie. semplicemente erano incredibilmente poveri rispetto ad un semplice fiore.
tutto il mondo civile mi appariva strano, scenografico. le stesse avversioni che provo normalmente verso i difetti degli uomini erano scomparse in quanto parte di una realtà che in quel momento imputavo finta.
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