martedì 26 ottobre 2010

vorrei


lunedì mattina, per me giorno libero, mi alzo con pigrizia, doccia, caffè, relax. esco per le commissioni di routine e passando di sfuggita nell'ingresso dell'urban (il fantastico condominio delle mentine polo già citato) la vedo. le mie membra si pietrificano timorose. sono giorni che l'ignoravo, ma a questo punto mi tocca. lentamente mi avvicino alla buca delle lettere, mi chino un po', alzo con il dito la paratia di metallo a molla e guardo dentro.

cazzo, lo sapevo.
raccomandata.

eh sì, nel 2010, era del web 2.0 chi ti può scrivere qualcosa per posta? esclusa la pubblicità solo qualcuno che vuole qualcosa da te: enti vari per le bollette, questura o vigili per le multe se non per comunicazioni peggiori...
vabbè, l'aspettavo, lo sapevo. poco male mi dico.

Ma a guardarla bene non è la solita raccomandata della posta. NO! è di defendini. in preda all'isteria della privatizzazione e degli appalti per esternalizzare qualsiasi costo il comune ha assegnato la gestione delle comunicazioni ad un'agenzia privata. avevo 5 giorni per andare a ritirarla presso la loro sede che ovviamente non è come la posta di zona a 2 passi da casa mia ma si trova a San Salvario. noto che per me non è troppo lontano, ma se abitassi dall'altro capo della città dovrei perdere 2 ore per ritirarla. ma tanto, causa il mio assenteismo spregiudicato nel compito di visionare la buca delle lettere ormai i 5 giorni sono passati. mi arriverà un'altra segnalazione a breve.

ok, aspetterò impaziente.

lunedì successivo stessa scena. ma questa volta la raccomandata è della posta. vado all'ufficio postale, attendo diligentemente il mio turno e con il foglietto della raccomandata ritiro un altro fantastico foglietto che mi permetterà di ritirare la mia agognata multa in via bellezia, tutti i giorni dalle 8 alle 12. che gioia. via bellezia si trova in pieno centro storico, in mezzo alla ZTL (un perimetro in cui è vietato circolare dalle 7 alle 10.30 del mattino) e in piena zona pedonale.

vorrei fare i miei complimenti a qualcuno per questa incredibile stronzata, non so a chi, purtroppo. ci vuole credo una laurea in burocrazia per far fare tutto questo iter ad una semplice multa, ma ci vuole un vero cervello diabolico per far ritirare tutte le comunicazioni comunali in giacenza in un unico ufficio per una città da un milione di abitanti e per questa funzione fra le decine di stabili comunali sceglierne uno in centro, dentro la ZTL e al centro della più ampia isola pedonale della città

temo anche che se chiedessi informazioni ai vari sportelli di qual'è l'ufficio competente per questa scelta lungimirante nessuno saprebbe darmi una risposta certa...

venerdì 15 ottobre 2010

ivan


eccolo, il mio eroe. quest'uomo, ammettiamolo, è un grande. almeno è un grande comunicatore. innanzitutto devo essergli riconoscente perchè grazie a lui giornalisti, opinionisti e commentatori da bar qualsiasi hanno snocciolato perle di rara stupidità - del tipo: "è una vergogna che i tifosi serbi non siano stati perquisiti!" con relativo tono indignato - il nostro protagonista, da solo, ha tenuto in scacco uno stadio intero, quel testadicazzo di maroni, il servizio di sicurezza, la polizia, l'uefa, i giornalisti, gli sponsor, le televisioni, le pubblicità e milioni di italiani attaccati alla tivvù. ma cos'ha fatto per meritare tutta questa attenzione?

praticamente niente

dai, non rimanete così sconcertati. facciamo attenzione:
abbiamo visto ivan il terribile compiere azioni violente? no
abbiamo visto ivan il terribile armato? no
abbiamo visto ivan il terribile invadere il campo? no
abbiamo visto ivan il terribile lanciare oggetti contundenti? no
abbiamo visto ivan il terribile picchiare qualcuno? no

al massimo ha bruciato una bandiera. infatti fra i capi d'accusa a cui dovrà rispondere non figura nessun reato per violenza a persone e se guardiamo bene anche i danni a cose sono minimi.

ivan, ignorante come una capra e con il suo fisico da scimmione, si è semplicemente arrampicato sulla parete di vetro e con un paio di tronchesine minuscole ha tagliato la rete di tela posta a protezione. poi si è seduto e ha iniziato lo show. ha posato per le foto, ha mandato affanculo tutto e tutti, ha aizzato i suoi connazionali patrioti (tutti intellettuali serbi...), ha urlato e fatto uh uh uh... abbigliamento paramilitare, magliettona con il teschio, tutto tatuato ma con il volto coperto da un elegante passamontagna, vera chicca stilistica, indossato non per anonimato ma per la scena.

fantastico

la rappresentazione stessa dell'ultras-guerrigliero-estremista perfettamente stereotipata, pronta per il servizio giornalistico, per le tv, per i bar. tutto show, proprio come lo voglioni i telespettatori. ivan, almeno davanti alle telecamere non ha compiuto in fondo violenza, l'ha "solo" rappresentata con uno stile, ammettiamolo, encomiabile. lasciando il lavoro sporco ai suoi seguaci. e così, mentre l'elegante addetto dell'uefa discuteva con qualche pezzo grosso con il suo iphone a centrocampo i serbi davano mirabili esempi di ogni forma di ostilità in diretta tv.

che animali questi serbi. ma che cazzo vogliono. sta gente da dove viene. dovrebbero rinchiuderli come le bestie. spero proprio che la polizia gliele dia per bene. per quelli lì il carcere mai eh! siamo il soliti garantisti. eccheccazzo io voglio vedermi la partita in tv. ero pronto, già mi pregustavo la moviola, i commenti. e poi dai, allo stadio è pieno di bambini, bell'esempio! proprio non sanno cosa vuol dire essere civili, dove andremo a finire....






mercoledì 6 ottobre 2010

gelatina


estate 2006, sardegna. E era lì per qualche giorno di mare, indeciso sulle vacanze era arrivato in costa smeralda con l'idea di farsi ospitare a turno da vari amici che trascorrevano lì l'estate. il periodo zen era ancora nascosto nel futuro e E si godeva, inconsapevole, quelli che sarebbero stati gli ultimi tumulti della sua irruenza giovanile. fu in realtà una vacanza separata, abbastanza lontana dalla frequentazione mondana dei locali e dalla vita che caratterizza quel tratto di costa. serate passate a chiaccherare con gli amici vecchi e nuovi, serate in spiaggia o semplicemente in giardino a grigliare pesce. giornate al mare, a nuotare nelle calette, a guidare per le stradine una vecchia citroen mehari...

gli ultimi due giorni li passò da A, anche lei inconsapevole dei cambiamenti che presto l'avrebbero travolta. era lì con il suo ragazzo e la compagnia di amici. presto l'avrebbe scaricato, si sarebbe trasferita a roma e si sarebbe sposata con L, conosciuto proprio lì, sulle spiagge. ma al momento A stava ancora pensando ai costumi billabong e alle magliette carhartt, ad andare in tavola d'inverno e a provare il surf d'estate. E li raggiunse in spiaggia, con amici e amiche comuni, tutti di torino, tutti ospiti da A.

Verso il tardo pomeriggio, quando il sole smise di essere incandescente, E tirò fuori dal portafoglio una piccola gelatina quadrata, sottile come un francobollo e circa di 2 mm di lato, e senza farsi notare se ne mise in bocca metà. subito questa si sciolse. aspettò circa 40 minuti, giusto per vedere come il suo organismo reagiva, poi prese anche il rimanente. sapeva che in pieno pomeriggio sotto il sole a picco non sarebbe stato un buon momento, ma ora, con il vento leggero, il mare davanti, l'aria tiepida e soprattutto un tramonto che non si sarebbe fatto aspettare, la situazione sembrava ideale. E non aveva mai preso un acido, anche se aveva una discreta esperienza di sostanze psicotrope. c'era stata anche qualche serata ludica a fare il cazzone condita di eccitanti di diversa natura, ma era più interessato all'esperienza dentro il sè, al mutamento della realtà e della propria coscienza: ogni tanto si recava sulla collina torinese o in montagna a fare lunghe dissertazioni con i funghi, le piante del potere come le chiamava castaneda (e proprio come castaneda ne scoprì poi molto più avanti l'inutilità effettiva...)

iniziò a sentire la sabbia sotto di sè. iniziò a rotolarsi fra le piccole dune della spiaggia. infilava le braccia, arrotava le gambe, ora prono ora supino. era una sensazione nuova, confortevole, avvertiva ogni singolo granello tiepido al contatto con la sua pelle che si era fatta ora più intensa. guardò il cielo e si perse fra le nuvole e le loro spirali auree, continuamente i lembi vaporosi si attorcigliavano vorticosamente, si disperdevano e si ricomponevano davanti a lui intersecandosi con il blu del cielo. aveva la consapevolezza che stava osservando giochi sensoriali del suo cervello, ma pensò che in effetti le nuvole non avevano confini netti e definiti come le immaginiamo sempre, ma che sono ambigui e continuamente in interscambio con l'atmosfera: sono in perenne mutamento.
ormai si sentiva a suo agio nella nuova condizione ed emerse un violento moto sessuale. strano, diverso dai desideri che provava normalmente, lontano dai canoni estetici da cui era solitamente attratto. desiderava ora una ragazza robusta, dalle gambe forti e tozze, come una massaia di campagna. non favoleggiava di curve suadenti e sorrisi maliziosi, ambiva ora ad una fisicità concreta, priva di erotismo ma in qualche modo più vera. sorrise a questi pensieri, immaginandosi a corteggiare una contadina fra i campi di grano... si alzò e si immerse nel mare per rinfrescare i bollori del corpo e delle fantasie, attento a non allontanarsi troppo dalla riva. rimase a gozzovigliare sul bagno asciuga mentre il blu nel cielo lentamente perdeva d'intensità per farsi sopraffare da delicati bagliori rosa, via via sempre più vivi, fino al fiammeggiare rossastro del tramonto.

attraversò con gli amici la rada, indomita e indifferente vegetazione dietro la spiaggia, poi si diressero tutti verso casa dove E fece una doccia in giardino e si distese nel prato pieno di fiori avvolto dall'asciugamano. l'acido saliva e scendeva con lunghi cicli, a tratti era leggero, ora gli martellava ansiosamente le tempie. era fuori dal mondo.

arrivò il momento della cena, E con una scusa evitò di sedersi a tavola, si coricò su una sdraio e mangiucchiò dei fichi. in realtà non gli erano mai piaciuti, ma ora quella polpa intensa, rossiccia e lussureggiante lo attraeva. da quella posizione, come se fosse invisibile, quietamente osservò la comitiva che desinava sotto il porticato, aspettando pazientemente il lento ritorno alla lucidità.

lunedì 4 ottobre 2010

grigio

foto per gentile concessione di enrica

chi vive a torino lo sa. ci sono quelle giornate in cui si entra in intimità con le vie, le strade, la pioggia. molti identificano questa sensazione con un colore: grigio torino. è un espressione usata frequentemente qui. la toscana ha regalato a generazioni di pittori infinite varietà di colori ocra, varietà della terra identificata con i luoghi. torino non è la toscana. è la città della fiat, dei quartieri operai, di juvarra e del po. qui il colore peculiare è il grigio del cielo immobile imprigionato dalle alpi, un grigio piovoso, lento. no, la città non è più quella sensuale di fine estate, non si lascia guardare ammiccando, non ti seduce. è indifferente, malinconica, meccanica. la luce piatta si è fatta ora cupa, scura, eppur arricchisce i contrasti, sembra immersa in un perenne imbrunire serale, come se fosse indipendente dallo scorrere abituale del tempo della giornata.
e potrei girare per ore in macchina, a guidare nel traffico che sotto la pioggia diventa sempre caotico, impacciato. attraversare i lunghi viali asserragliati fra i grandi alberi che ostentano il loro ultimo verde, anche se ormai cupo, prima di lasciare spazio alle impressionistiche sfumature autunnali che sfoceranno presto in un difficile equilibrio fra il giallo e il rosso e il viola e l'arancione, in bilico fra l'estate passata e il prossimo inverno spoglio. guidare lungo le arterie cittadine, lasciando scorrere sui finestrini gli ampi isolati residenziali frutto delle speculazioni degli anni 70. mirafiori, san paolo, cit turin, per percorrere poi tutta via reis romolis, circondata dagli ultimi capannoni industriali rimasti dentro i confini comunali, giungere poi alla falchera e tornare indietro attraverso barriera di milano, il lungo dora, porta palazzo. passeggiare a piedi per le vie del centro, sotto i portici, sbucando poi nelle piazze scenografiche a godere della pioggia insistente, leggera e sottile.

nelle giornate grigio torino il centro storico smette di essere architettura, diventa solo lo sfondo per il lato urbano della città. i lampioni, i semafori luminescenti, le ragnatele intessute dai cavi d'acciaio della rete elettrica e tramviaria, la segnaletica, le luci delle automobili, le insegne dei bar e dei negozi, le pensiline delle fermate dei trasporti pubblici... questi elementi, solitamente impalpabili, marginali, assumono ora i ruoli di protagonisti dell'immagine della città. non più la collina, il fiume, il barocco discreto e le alpi stagliate sullo sfondo. nelle giornate grigio torino la città si perde nei suoi anfratti, nei sampietrini bagnati uniformemente, nelle code delle punto sul cavalcavia sopra la ferrovia.

domenica 3 ottobre 2010

metafilm



ecco, passare la domenica pomeriggio chiuso in casa ha i suoi vantaggi. tipo poter vedere con calma l'ennesimo film di tarkovsky. visto stalker a fine agosto è iniziata la saga e fino a quando non li vedrò tutti non mi darò pace.
ho scelto nostalghia. apro la confezione, metto il dvd nel pc e inizio la visione. c'è qualcosa che mi sfugge, doveva essere il viaggio di uno scrittore in italia invece qua il tipo è un regista. mmh. sì, è vero, non sono lucido, però qualcosa non mi torna. praticamente sembra un film che racconta la storia del film che si dovrebbe girare. un metafilm. un loop retroattivo si annoda nel mio cervello. un metafilm che parla di se stesso e del cinema dell'autore.

ok, ecco, nella confezione c'erano DUE DVD, SOLO CHE NON L'AVEVANO SCRITTO DA NESSUNA PARTE, mi sono visto Tempo di Viaggio invece di nostalghia...

venerdì 1 ottobre 2010

ATTENTATO!



salvo per un pelo. che culo. un bell'uomo come lui, integro, mai domo, mai chino... sono proprio le personalità carismatiche come Belpietro che danno fastidio. e così hanno attentato alla sua vita. bastardi. insurrezionalisti. TERRORISTI. eccolo, il terrorismo, eccoli, i fanatici! un uomo, un assassino, travestito da finanziere! ma a Belpietro mica la si fa eh! fortuna che il suo agente di scorta anzichè salire con lui in ascensore questa volta ha preso le scale sorprendendo l'invasato attentatore sul pianerottolo. quest'ultimo ha estratto la pistola per sparargli in testa, ma... si è inceppata. ovvio. quindi il killer ha superato abilmente il poliziotto giù per le scale ed è scappato. l'uomo della scorta però è un osso duro, lo ha seguito e ha sparato 3 colpi di pistola. manco di striscio l'ha preso. cazzo, sei uno sbirro, spari a pochi metri 3 colpi, e manco una gamba, un braccio, che so, un ciuffo di capelli... poi l'attentatore, nonostante la frenetica caccia all'uomo, è riescito a dileguarsi...
ecco, il fatto è che non ci credo, e credo che siano in pochi a crederci. poi magari invece non è l'ennesima messa in scena di questo stato di burattinai ma è successo realmente. saltando a piè pari le motivazioni e il giudizio morale di un gesto simile, mi soffermo sul perchè nessuno o pochi credano a questa stronzata pazzesca che potrebbe essere però verosimile: sarà mica per le bugie che ci raccontano da 40 anni?

pasolini p2 p3 ... pn pn+1 mattei de mauro cossiga nar spampinato andreotti impastato moro pecorelli dalla chiesa pinelli berlusconi calabresi calvi mafia fioravanti ambrosoli tedoldi ior gari boemio totaro marcinkus naldini nutarelli alpi falcone borsellino bove strategia della tensione telecom cia kissinger abu omar terrorismo televisioni servizi deviati piero bruno stefano recchioni gelli pazienza costanzo e ancora e ancora e ancora e chissà per quanto tempo ancora...